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LA VEDOVA AMERICANA
(USED PEOPLE)
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  Stampa questa scheda Data della recensione: 15 novembre 1993
 
di Beeban Kidron, con Shirley McLaine, Marcello Mastroianni, Kathy Bates, Jessica Tandy, Sylvia Sidney (Stati Uniti, 1993)
Firmato Beeban Kidron, ANTONIA & JANE era già un film sull'amicizia. E aveva rivelato un'erede della migliore tradizione inglese: attori di teatro calibrati, satira ed umorismo freddo, umanità dei personaggi, inserimento in un quadro sociale significativo.

Il successo di quell'opera permette ora alla giovane regista di ritrovarsi con una distribuzione sontuosa, vera e propria galleria di mostri sacri. Shirley Mc Laine è una vedova non più giovanissima ma, come si usa dire, ancora piacente. Marcello Mastroianni rappresenta l'idea che si fanno ad Hollywood di un viveur italiano: damerino saggio e un po' melenso, capace però di lasciarsi vivere, minacciato dalla menopausa, ma che cucina ovviamente spaghetti e si distingue citando Shakespeare, Ottavio Paz e La Rochefoucauld. Jessica Tandy (l'anziana superoscarizzata di DRIVING MISS DAISY) è la madre della sposa; l'obesa Kathy Bates (l'infermiera terribile di MISERY) una delle due figlie problematiche. La letteralmente rediviva Sylvia Sidney, eroina mitica dei capolavori di Fritz Lang, crea un'altra maliziosa vecchietta. Si sa come vanno queste cose. La star sembra obbedire soprattutto ad un obbligo: quello di farne sempre un po' di più del necessario. Ed ad arrischiare di andarcene di mezzo, è la caratteristica principale del cinema della brava Beeban Kidron: la libertà, la freschezza di tono.

Nell'operazione-Hollywood sembrano invece sopravvivere altre cose: l'abilità di costruire una sceneggiatura sul contrasto, l'opposizione fra diverse coppie di personaggi. L'intelligenza dell'ambientazione: qui, all'ombra di Queensborough Bridge, l'incontro pirotecnico fra due comunità esplosive, l' ebrea e l'italiana. Con una delle scene più brillanti del film: Mastroianni intento a conquistarsi la tribù' yiddish cuocendo pastasciutte e vongole, sotto lo sguardo cupo di una madre sicula.

Un film che inizia con un funerale, e termina con un matrimonio: uno schema lucido, ma anche qui minacciato da altre regole imperiture erette a sistema, quelle del melodramma. Da "riuscirà il nostro maturo eroe ad impalmare l'ancora appetitosa vedova?", il vero interrogativo del film diventa allora: "chi vincerà lo scontro, tra lo spirito di osservazione di una giovane cineasta inglese e le regole convenzionali dell'agrodolce hollywoodiano?"

USED PEOPLE si trasforma così in uno scontro fra naturalezza e convenzione: quasi un film nel film, che sfocia in sequenze risapute, ed altre ispirate. Come quella - che sarebbe piaciuta a Fellini - delle gente accovacciata sui tetti, accanto agli innamorati: tutti intenti a scrutare lo sbarco di Armstrong e compagni sul faccione della luna piena, ma con assurdi binocoli casalinghi piuttosto che alla TV.


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